E’ stata una ricerca importante perché ha toccato un tema complesso afferente alla gestione del rischio aeronautico visto dalla prospettiva di una figura che svolge una professione impegnativa e stressante a così detto rischio autorizzato, come il controllore del traffico aereo. Ci troviamo in un contesto altamente complesse caratterizzato da sistemi, come è stato detto da numerosi relatori, ad alta affidabilità che utilizza tecnologie altamente sofisticate e quindi è un banco di prova estremamente impegnativo. E quindi anche sotto questo profilo questa ricerca si è rilevata molto utile anche per l’approccio interdisciplinare che è stato seguito in alcune relazioni.
Il fulcro di questa ricerca, è stato affermato, è essenzialmente quello della riconduzione a ragionevolezza di una sfera di responsabilità, quale quelle del controllore del traffico aereo che è andata dilatandosi nel tempo probabilmente in modo eccessivo con rischio di imputazioni per la mera posizione di garanzia ricoperta e quindi a detrimento, come emerso da più di una voce, della sicurezza del volo. In particolare dall’intervento del dottor Fabio Croccolo (v. allegata presentazione), Presidente del Comitato Just Culture promosso da STASA e dirigente generale Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, è emerso che sono in ballo proprio l’esigenza di sicurezza perché approcci irragionevoli al rischio vanno a scapito proprio di quelle esigenze di sicurezza che tutti vogliono salvaguardare. E quindi ci troviamo anche qui di fronte alla responsabilità colposa che con sempre maggiore in frequenza viene tirata in ballo. Questa espansione dell’aria della responsabilità incide negativamente su un sistema di diritto penale che vuole essere moderno evoluto ed in linea con gli indirizzi internazionali. La eccessiva dilatazione della responsabilità colposa e di posizioni di garanzia che tende a divenire egemone – in molte professioni di chi opera in organizzazioni complesse- finisce con l’enfatizzare la blame culture a scapito della just culture. Occorre viceversa valorizzare il momento preventivo proattivo unica strategia che può portare a un incremento degli standard di sicurezza. Cultura della colpa che compromette tutta quella attività di prevenzione che si fonda sulla necessità di condividere i dati che provengono da inconvenienti /mancati incidenti e quei segnali deboli, quelle situazioni di anomalia che non si sono poi concretizzate in un incidente grave. Questa condivisione, questa reportistica diffusa, è stato detto, dovrebbe essere un po’la strada maestra per arrivare ad elevare lo standard di diligenza e anche la capacità predittiva di certi eventi indesiderati. E per fare questo però bisogna bandire, come affermato prima da Forti e successivamente da Croccolo, questo approccio accusatorio colpevolista caratterizzato da eccessi giurisprudenziali, perché questo porta inevitabilmente a nascondere le falle del sistema.